Il paradosso PISA: i punteggi alti nei test arrivano a costo del benessere?
Nelle prime ore del giorno di un esame, uno studente in una grande città dell’Asia orientale, chiamiamolo “Min” è seduto alla sua scrivania, non a ripassare libri, ma a fissare un muro. Min è uno studente della secondaria inferiore molto performante, in una scuola che da anni si colloca ai vertici delle classifiche internazionali come il PISA. Ha raggiunto la perfezione accademica che i suoi genitori pretendono, eppure la pressione incessante gli ha lasciato in eredità insonnia cronica e un’ansia crescente che si manifesta in dolore fisico.
Questa storia, o sue varianti, non è finzione. È una conseguenza documentata della cultura accademica ad altissima posta in gioco, iper-competitiva, che caratterizza i sistemi educativi di paesi come Cina, Corea del Sud e Giappone, le stesse nazioni che spesso dominano le classifiche PISA (Programme for International Student Assessment) dell’OCSE per i 15enni.
E qui si presenta il paradosso educativo finale: i più alti successi accademici del mondo vengono acquistati al prezzo della salute mentale e della felicità dei nostri figli proprio nel momento in cui entrano nell’adolescenza?
Il prezzo della performance: uno sguardo alle evidenze
Per gli studenti tra gli 11 e i 14 anni, questa pressione si amplifica. Nei sistemi guidati da durissimi esami nazionali di ammissione (come il Gaokao o test equivalenti) e da forme precoci di separazione/indirizzamento accademico, la posta in gioco è esistenziale. Il rendimento nella secondaria inferiore determina la traiettoria futura di un bambino, senza margine per errori.
Sebbene questi sistemi “a pentola a pressione” mostrino risultati cognitivi eccezionali, lo stesso PISA e gli studi psicologici successivi rivelano un contro-racconto inquietante:
- Bassa soddisfazione di vita: nonostante i punteggi cognitivi, i dati PISA mostrano costantemente che gli studenti nei sistemi dell’Asia orientale ad alte performance riportano alcuni dei livelli più bassi di soddisfazione di vita e i livelli più alti di ansia legata alla matematica e ai test a livello globale.
- Una crisi di stress: studi confermano che per gli adolescenti cinesi la principale fonte di stress è la pressione accademica e l’alta aspettativa parentale, che spesso porta ad ansia e depressione. L’estremo carico di lavoro e la competizione continua tra gli 11 e i 14 anni possono compromettere proprio le funzioni cognitive necessarie per il successo.
La potenza del modello olistico
Ora spostiamo l’obiettivo verso quei modelli che integrano intenzionalmente il benessere nella struttura della fascia 11-14:
Finlandia: il modello nordico mantiene performance accademiche sopra la media e contemporaneamente dà priorità al benessere degli studenti. Raggiunge questo senza tracking o esami centralizzati ad alta posta in gioco fino alla fine della scuola superiore. Le scuole finlandesi offrono servizi obbligatori di welfare studentesco, inclusi psicologi e assistenti sociali, integrando il supporto emotivo direttamente nell’ambiente scolastico.
IB Middle Years Programme (MYP): il MYP, progettato proprio per questa fascia d’età, dà priorità ad un apprendimento olistico puntando sullo sviluppo dell’intero discente. La valutazione è varia e interna (condotta dai docenti), riducendo la pressione del singolo test ad alta posta. Crucialmente, i Global Contexts e il Service as Action incoraggiano gli studenti a guardare oltre il successo personale, favorendo un senso di scopo e connessione comunitaria che studi collegano direttamente a maggior benessere e resilienza.
La domanda della sostenibilità
Il dibattito centrale è sulla sostenibilità. Può un sistema educativo prosperare nel lungo termine se sacrifica sistematicamente lo sviluppo emotivo e sociale degli studenti per guadagni a breve termine nei punteggi misurabili?
Come fattore economico, la ricerca dell’eccellenza cognitiva non può essere separata dalla resilienza emotiva. Prioritizzando un alto punteggio PISA rispetto ad un’esperienza educativa olistica, rischiamo di produrre studenti tecnicamente brillanti ma emotivamente fragili — un enorme svantaggio in una forza lavoro globale moderna che valorizza collaborazione, creatività e autoconsapevolezza.
Come educatori e come genitori dobbiamo chiederci:
- Per i nostri adolescenti (11-14), la paura del fallimento, alimentata da esami ad alta posta, deve essere considerata uno strumento didattico necessario o un difetto sistemico che ostacola l’apprendimento autentico?
- Quali riforme filosofiche e strutturali siamo disposti ad applicare per garantire che la salute mentale dei nostri figli non sia una vittima silenziosa della corsa al PISA?
- In che misura la nostra stessa pressione culturale (come genitori e leader) perpetua un ambiente tossico di testing, anche in assenza di un esame nazionale ad alta posta?
Le classifiche PISA offrono un dato prezioso sugli esiti educativi, ma sono chiaramente solo una metrica tra molte per valutare un sistema educativo sano e sostenibile. Il dibattito non è sull’abbandono degli standard, ma sul trovare un equilibrio più autentico, che onori il rigore accademico senza compromettere il benessere essenziale e lo sviluppo olistico degli studenti che vogliamo servire.
All’H-FARM International School stiamo esplorando percorsi innovativi e riteniamo che, andando avanti, la strada più produttiva possa essere un dialogo continuo e aperto tra policymaker, educatori e genitori su cosa significhi veramente “successo” per la prossima generazione.