Dentro la notizia: un viaggio nel giornalismo tra rigore, passione e verità

Scritto da Francesco Ramagli, Professore di Letteratura Italiana
Ci sono esperienze scolastiche che lasciano un segno profondo. Non perché si limitano a insegnare qualcosa, ma perché trasformano gli studenti in protagonisti attivi, li spingono a mettersi in gioco, a scoprire capacità che non sapevano di avere. Il progetto giornalistico realizzato nelle scorse settimane dagli studenti di MYP5 è stato proprio questo: un viaggio dentro il mondo dell’informazione, tra studio e creatività, tecnica e pensiero critico, simulazione e realtà.
Tutto è cominciato in aula, ma presto i banchi e i quaderni hanno lasciato spazio a tavoli di redazione, camere da presa, microfoni, green screen e riflettori. L’obiettivo era ambizioso: produrre un vero e proprio servizio giornalistico, dall’ideazione alla messa in onda, passando per tutte le fasi intermedie. Ma il cuore del progetto non era soltanto quello di “fare un video”. Si trattava piuttosto di comprendere come funziona l’informazione, quali sono le sue responsabilità, i suoi strumenti, i suoi rischi. E imparare, passo dopo passo, a raccontare il mondo.
Dall’idea alla messa in onda: un lavoro di squadra
Il percorso si è sviluppato nell’arco di diverse settimane e ha richiesto impegno costante, flessibilità e spirito di iniziativa. Dopo una prima fase di formazione teorica, durante la quale sono stati esplorati i fondamenti del giornalismo—la struttura della notizia, le tipologie di intervista, le tecniche di scrittura e di presentazione in video—gli studenti sono stati suddivisi in team. Ogni gruppo aveva una precisa responsabilità, come avviene in una vera redazione: c’era chi si occupava della ricerca delle fonti, chi della scrittura dei copioni, chi della regia, chi delle riprese, chi del montaggio e chi, infine, della conduzione.
Il tema del servizio era scelto in autonomia da ciascun gruppo, ma doveva rispondere a criteri precisi: attualità, rilevanza sociale, equilibrio informativo. Una volta individuato l’argomento, è iniziato un intenso lavoro di indagine: raccolta di dati, analisi di articoli, visione di video, consultazione di fonti. I ragazzi hanno imparato a distinguere tra informazione verificata e opinione, tra ciò che è documentabile e ciò che è solo suggestivo. Hanno compreso, insomma, che l’informazione seria è fatta di domande scomode e risposte complesse, non di slogan.
L’etica del racconto
Uno degli aspetti più significativi del progetto è stato il confronto con la dimensione etica del giornalismo. Non si trattava solo di imparare come si costruisce una buona intervista o come si parla davanti a una telecamera. Si trattava, piuttosto, di capire perché si racconta una storia, come si può influenzare l’opinione pubblica, e quali sono i rischi di una narrazione sbilanciata o sensazionalista.
Durante gli incontri, si è discusso di fake news, di manipolazione dell’informazione, di polarizzazione del dibattito. Ma anche del ruolo sociale del giornalismo, della sua capacità di far luce su temi oscuri, di dar voce a chi non ne ha, di costruire consapevolezza. È stato chiaro, fin da subito, che per essere giornalisti non basta saper scrivere: bisogna anche saper pensare, saper scegliere, saper assumersi la responsabilità di ciò che si dice.
Il giorno in cui siamo andati in onda
Il momento culminante del progetto è stato, senza dubbio, la giornata trascorsa negli studi televisivi di Sky. Entrare in un ambiente professionale, calarsi nei ruoli con la serietà dei grandi, affrontare una vera produzione audiovisiva è stata un’emozione difficile da dimenticare. Con la supervisione di tecnici esperti, i ragazzi hanno registrato i loro servizi come autentici professionisti. Hanno fatto prove di dizione e di postura, hanno imparato a guardare in camera, a gestire i tempi, a reagire agli imprevisti.
Il set era vero, la tensione anche. Ma l’energia che si respirava era quella dell’entusiasmo. Ogni gruppo ha presentato il proprio lavoro, ha ricevuto feedback, ha rivisto le proprie scelte. In quel momento, tutti hanno capito cosa significa lavorare in squadra con un obiettivo comune: il successo del prodotto finale dipendeva dalla cura di ogni singolo dettaglio.
Un’esperienza formativa a 360 gradi
Oltre all’apprendimento tecnico, il progetto ha favorito lo sviluppo di numerose competenze trasversali. Gli studenti hanno imparato a pianificare, a dividere i compiti, a risolvere problemi in tempo reale. Hanno allenato la loro capacità di ascolto, di mediazione, di sintesi. Hanno imparato a dare e ricevere feedback, a sostenere le proprie idee e a metterle al servizio di un gruppo. In un mondo in cui le informazioni corrono veloci e il rischio di superficialità è sempre in agguato, aver sperimentato in prima persona la complessità del lavoro giornalistico è stata una lezione importante, forse la più importante.
In definitiva, questo progetto non è stato solo un laboratorio sul giornalismo. È stato un invito a guardare il mondo con occhi più attenti, a distinguere il rumore dal senso, a diventare cittadini più consapevoli e capaci di interpretare la realtà. In un tempo in cui le notizie sono ovunque ma la comprensione è sempre più rara, imparare a raccontare con verità, rigore e umanità è un gesto rivoluzionario. E i nostri studenti, oggi, sanno quanto vale.