La Marble Run Challenge: dove il design incontra la scoperta
Nel Laboratorio di Design & Technology, una fila di studenti si lavora su piste costruite con cartone, plastica e nastro adesivo, osservando le biglie che si muovono, scivolano e si avvolgono tra curve progettate da loro stessi.
Ciò che a prima vista sembra una semplice gara ludica è, in realtà, un profondo esercizio di creatività, riflessione e indagine: l’essenza stessa del learning by design.
La sfida è solo in apparenza semplice: costruire una pista in cui una biglia impieghi esattamente trenta secondi per completare il suo percorso.
Ma dentro quel tempo così preciso si nasconde un mondo di sperimentazione. Ogni squadra deve osservare, testare e perfezionare ogni dettaglio . dall’inclinazione di una rampa all’attrito di una superficie, trasformando la conoscenza teorica in comprensione concreta.
Ciò che inizia come un gioco diventa presto un processo di problem solving, iterazione e comunicazione.
“L’obiettivo principale di questa attività,” spiega il professore, “è aiutare gli studenti a vivere il design come un processo di ricerca, riflessione e comunicazione.”
Per lui, la Thirty-Second Marble Run Challenge è molto più di un esercizio scolastico: è un ponte tra pensiero e azione, tra teoria e esperienza.
“Collega ciò che studiamo in teoria, dalle proprietà dei materiali alla modellazione, con l’atto di creare, testare e perfezionare un risultato tangibile.”
Impostare il progetto come una competizione è stata una scelta consapevole.
“Il design, proprio come il gioco, si nutre di curiosità e sfida,” afferma. “L’obiettivo di raggiungere esattamente i trenta secondi introduce un vincolo progettuale chiaro che stimola il pensiero critico, la creatività e la perseveranza.”
Questo vincolo trasforma l’aula in uno spazio di esplorazione, dove gli studenti diventano pensatori e ricercatori, collaborando per analizzare, testare e comunicare le proprie idee con intenzione e consapevolezza.
Questa combinazione di struttura e libertà riflette la filosofia personale del professore, plasmata da una profonda fascinazione per il concetto di “percorso”.
“Che si tratti di una biglia che scorre lungo un tracciato progettato con cura, di una montagna russa che segue un percorso complesso ed esteticamente piacevole, o di una persona che cammina attraverso paesaggi, vedo nel movimento una forma di scoperta.”
Questa visione, radicata nella sua ricerca di dottorato, incentrata sulla camminata come processo creativo, vive oggi in questo progetto, dove ogni biglia in movimento diventa una metafora di esplorazione e significato.
Oltre alla sfida tecnica, l’attività supera i confini delle singole discipline.
“Il design non esiste in isolamento; si estende oltre i propri confini e entra nel territorio di altre materie, come la fisica.”
Attraverso la sperimentazione, gli studenti scoprono come la finitura di una superficie, la struttura e la forma influenzino sia la funzione che l’esperienza, comprendendo che design e scienza non sono opposti, ma alleati nel comprendere il mondo.
In definitiva, ciò che il professore spera che i suoi studenti portino con sé va oltre la costruzione di una pista.
“Il design non riguarda semplicemente il trovare risposte, ma il porre domande, esplorare possibilità e rispondere in modo creativo alle sfide.”
Quello che costruiscono può essere temporaneo, ma la mentalità che sviluppano, fatta di curiosità, perseveranza e riflessione, resterà nel tempo.
“Se lasceranno questa esperienza con la fiducia di pensare in modo critico, collaborare efficacemente e vedere il design come un modo significativo di comprendere il mondo, allora questa attività avrà raggiunto il suo scopo.”