La consapevolezza diventa azione: la campagna di Erin sul tumore al seno

La consapevolezza diventa azione: la campagna di Erin sul tumore al seno

Hai mai trasformato qualcosa di profondamente personale in un progetto che potesse educare gli altri?

Per il suo Personal Project, Erin ha affrontato un tema tanto complesso quanto importante: il cancro al seno. Ma per lei non era solo una scelta scolastica: era una questione personale.

“Nella mia famiglia ci sono diversi casi di tumore al seno,” racconta Erin.

“Questo significa che ho quasi il doppio delle probabilità di svilupparlo in futuro.”

Così ha deciso di trasformare la preoccupazione in azione, la paura in conoscenza. E la conoscenza in un progetto utile a lei e agli altri.

Un approccio duplice: tangibile e digitale

Il progetto ha portato alla creazione di due strumenti interconnessi:

Un modello 3D, realizzato in parte con l’argilla e in parte con la stampa 3D, che mostra la progressione del tumore al seno. Uno strumento visivo e concreto per capire meglio cosa accade nel corpo, anche quando la malattia non dà sintomi.

Una campagna Instagram, con contenuti chiari, grafici, spiegazioni accessibili e consigli utili per la prevenzione. Un modo diretto per parlare ai suoi coetanei — spesso esclusi da questo tipo di conversazioni, ma capaci di comprenderle e condividerle.

“Con il mio account Instagram ho raggiunto molte persone,” dice Erin.

“E per me è già un grande passo.”

Un tema che riguarda tutti

Il cancro al seno è la forma di tumore più diffusa al mondo. Colpisce 1 donna su 8 nel corso della vita, con oltre 2,3 milioni di nuovi casi all’anno. Eppure, in molte fasce d’età (soprattutto tra i più giovani), manca ancora informazione chiara e accessibile.

Il progetto di Erin aiuta a colmare questo vuoto. Ha trasformato la ricerca in consapevolezza, l’esperienza personale in comunicazione efficace.

Prevenire significa conoscere

Il progetto unisce rigore accademico e rilevanza reale. Erin ha lavorato su competenze trasversali come ricerca, comunicazione, design thinking. Ma soprattutto ha portato un messaggio forte: non serve essere medici per fare la differenza.

Perché quando si parla di tumore al seno, la conoscenza può davvero salvare vite.

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