Risa e la Camera delle Meraviglie: quando la fisica diventa visibile

Risa e la Camera delle Meraviglie: quando la fisica diventa visibile

Hai mai desiderato vedere l’invisibile?

Non con la magia, ma con la scienza? Le particelle subatomiche, quelle che ci attraversano costantemente, sono solitamente ben oltre i nostri sensi. Ma Risa Martignon non si è accontentata di immaginarle. Ha costruito una macchina per vederle con i suoi occhi.

Fin dall’inizio, Risa sapeva esattamente cosa voleva: creare un progetto che esplorasse la fisica delle particelle, la sua passione di una vita. Ma non voleva fermarsi alla teoria. Voleva vedere le particelle stesse. Dopo approfondite ricerche, ha scoperto la camera a nebbia, un dispositivo inventato oltre un secolo fa dal fisico Charles Wilson, che permette di visualizzare le tracce lasciate da particelle invisibili, come i raggi cosmici.

 

Dal sogno alla camera a nebbia

Costruire una camera a nebbia funzionante non è facile, soprattutto senza una formazione ingegneristica avanzata. Risa ha dovuto studiare principi complessi come la sovrasaturazione dell’aria, il decadimento radioattivo e il comportamento delle particelle cariche nell’atmosfera. Ha ordinato materiali, testato diverse configurazioni e affrontato intoppi tecnici, da contenitori che perdevano a ghiaccio secco che evaporava troppo presto. Ma non si è arresa. Con pensiero critico, pianificazione attenta e capacità di risolvere i problemi in modo creativo, è riuscita a generare tracce di particelle visibili, in diretta durante l’esperimento.

Una guida che trasforma la scienza in racconto

Per Risa, il progetto non era completo senza un modo per condividere ciò che aveva imparato. Così ha scritto e illustrato una guida per studenti più giovani, semplificando concetti avanzati come i raggi cosmici e il decadimento alfa usando metafore intelligenti e diagrammi disegnati a mano. In un esempio, un biscotto che si sbriciola diventa una metafora della disintegrazione nucleare. Questa non è solo creatività, è comunicazione scientifica di alto livello, quel tipo che Einstein elogiava quando diceva che per spiegare qualcosa in modo semplice, bisogna capirlo profondamente.

Profondità accademica dietro l’esperimento

Anche se la sua camera non era perfetta dal punto di vista ingegneristico, la profondità teorica del suo lavoro era eccezionale. Risa ha analizzato criticamente i suoi risultati, raccolto feedback da insegnanti e studenti e valutato la chiarezza della sua guida misurando la complessità del vocabolario, la comprensione concettuale e l’impatto sul pubblico. Durante tutto il progetto, ha incarnato i tratti fondamentali del profilo del discente IB: era una ricercatrice, una pensatrice, una comunicatrice, una che assumeva rischi e una discente riflessiva.

Più che fisica: una passione per ispirare

Per Risa, il momento migliore non è stato solo vedere le particelle. È stato osservare gli altri iniziare a capire ciò che stavano vedendo. Il suo sogno? Che un giorno, la sua guida aiuti a insegnare la fisica in un modo nuovo, rendendo la materia entusiasmante e accessibile invece che intimidatoria.

Il progetto di Risa è molto più di un esperimento riuscito. È un ponte tra scienza e narrazione, tra conoscenza e curiosità. Dimostra che anche un’idea nata in un’aula può avere un impatto reale, quando viene realizzata con rigore, entusiasmo e il desiderio di condividerla con il mondo.

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