Hai mai immaginato un abito-medusa?.
Il progetto personale di Diletta è cominciato con un’intuizione durante una lezione: un disegno improvvisato, una forma che prende vita sulla carta, e poi una domanda semplice ma potente “E se riuscissi davvero a farlo?”
Scuba diver appassionata, Diletta è cresciuta osservando da vicino la vita marina. L’eleganza fluttuante delle meduse, il loro equilibrio tra fragilità apparente e forza reale, l’hanno sempre affascinata. Così, quando ha iniziato a pensare al suo progetto, è stato naturale per lei cercare di tradurre quella bellezza silenziosa in un linguaggio diverso: quello della moda.
“Le meduse sono strane, ma bellissime,” racconta. “Sembrano leggere, eteree, eppure possono essere molto pericolose. Non nuotano: si lasciano trasportare dalle correnti. Volevo che il mio vestito comunicasse tutto questo.”
Una passione di famiglia
L’arte del cucito non le era del tutto nuova. Diletta è cresciuta accanto a una madre stilista, tra tessuti, macchine da cucire e bozzetti. Toccare stoffe, osservare come si costruisce un capo, è sempre stato parte della sua quotidianità.
“Mia mamma è la mia più grande ispirazione. Mi piacerebbe diventare come lei.”
Eppure, quando ha deciso di realizzare il vestito da sola, non sapeva quasi cucire. I corsi di product design le avevano dato qualche nozione di base, ma il salto era grande. Così ha deciso di acquistare una macchina da cucire tutta sua e imparare. Con pazienza, sbagliando, riprovando.
Insieme a sua madre, ha dato forma a una struttura tecnica nascosta sotto la superficie leggera dell’abito: uno “scheletro” costruito con materiali abbastanza resistenti da sostenere la forma, ma anche flessibili, per non spezzarsi.
Un lavoro di equilibrio e ingegno che non si vede a prima vista, ma che sorregge l’intero progetto. “C’è tantissimo lavoro invisibile sotto quell’abito,” spiega. Ed è proprio lì che risiede gran parte della sua forza.
Un supporto inaspettato: Alberta Ferretti
Il percorso di Diletta ha avuto una svolta speciale: l’incontro con Alberta Ferretti. La celebre stilista non solo ha creduto nel suo progetto, ma ha deciso di accompagnarla nel processo creativo.
Durante uno degli incontri, Ferretti ha consigliato tessuti più adatti al movimento fluido e trasparente che Diletta desiderava. Le ha portato personalmente delle stoffe leggere, e le ha insegnato le tecniche perfette per restituire quell’effetto sospeso, da creatura marina.

Diletta, MYP Student
“Usare i suoi tessuti è stato un onore. E presto visiterò anche la sua fabbrica per vedere da vicino quel mondo che sogno di abitare.”
Moda come linguaggio personale
Per Diletta, la moda non è solo stile. È linguaggio, espressione, identità.
“La moda è il modo in cui puoi dire chi sei, cosa pensi, in cosa credi.”
In questo progetto non c’è solo creatività estetica, ma un messaggio di forza e delicatezza insieme. Un modo per raccontare la propria visione del mondo: quella di una ragazza che sa farsi trascinare dalla corrente delle emozioni, ma che allo stesso tempo è capace di costruire qualcosa di solido, con determinazione e cura.
Uno sguardo già rivolto al futuro
Diletta ha le idee chiare: vuole studiare moda, e costruire la sua linea, come ha fatto sua madre. Ha già iniziato a disegnare altri bozzetti, a pensare in grande. L’IB, dice, le ha dato lo spazio mentale e creativo per esplorare, osare, imparare facendo. Le lezioni di arte e product design sono state fondamentali per scoprire la propria voce.
E se oggi qualcuno le chiedesse cosa ha imparato da questo progetto, la risposta sarebbe semplice: “Che anche quando qualcosa sembra troppo difficile, vale la pena provarci. Perché se ci credi e dai il massimo, il risultato può sorprenderti.”
Un messaggio da portare con sé
Il vestito-medusa è più di un abito: è una dichiarazione d’intenti. È l’inizio di un percorso personale e professionale che parla di ispirazione, coraggio e bellezza.
E per chi, come Diletta, sogna un futuro nel mondo della moda, è anche un invito a non avere paura di essere ambiziosi, originali, diversi.
“Spero che il mio progetto possa ispirare anche altre ragazze. Perché sperimentare è difficile, ma necessario. E se ti metti in gioco, qualcosa di bello succede sempre.”