When Science Stops Being Scary: Greenlight for Girls

C’è un momento preciso in cui tutto cambia. È quando realizzi che la scienza non è fatta solo di formule incomprensibili sui libri, ma di esperimenti che puoi toccare con mano. Oggi, negli spazi di H-Farm, quel momento è arrivato per decine di ragazze.
La prima giornata dell’evento Green Light for Girls ha trasformato un normale sabato in qualcosa di speciale. Melissa Rancourt, fondatrice di G4G, ha aperto la giornata mostrando una foto del 1927: Marie Curie, unica donna tra ventotto colleghi maschi al Congresso Solvay. “Un secolo dopo, le donne nelle STEM sono ancora solo il 26%”, ha spiegato, guardando le ragazze sedute davanti a lei. “Ma oggi siete voi a decidere come sarà il futuro.”
Il Sindaco Daniele Pavan ha centrato il punto: “Non esistono materie da maschi o da femmine. Esistono solo persone curiose che hanno il coraggio di fare domande.”
Quando gli esperimenti diventano gioco
Poi è iniziato il bello. Nei laboratori di H-Farm, le ragazze hanno scoperto che la scienza può essere divertente quanto un videogioco, solo che i risultati sono reali.
Nel laboratorio di DNA, le ragazze hanno estratto il materiale genetico da una fragola e hanno visto per la prima volta quei filamenti bianchi che costituiscono la vita. “Non pensavo fosse così facile”, hanno detto in molte, stupite di quanto fosse semplice quello che sui libri sembra complicatissimo.
Al tavolo accanto, un gruppo ha trasformato limoni e arance in batterie, guardando incredule una lampadina che si accendeva. “Ma allora la corrente è ovunque”, ha commentato una di loro, realizzando improvvisamente che la fisica non è solo teoria.
Le montagne russe fatte con cannucce e nastro adesivo hanno insegnato la gravità e l’accelerazione meglio di qualsiasi libro di testo. Lavorando in gruppi, hanno dovuto capire come far scorrere le biglie lungo percorsi sempre più complessi. Mentre al microscopio, ogni goccia d’acqua rivelava un mondo nascosto di microorganismi che sembravano usciti da un film di fantascienza.
Robot, codici e la chimica che si tocca
Nel laboratorio di coding, le ragazze si sono cimentate come “code breakers”, decifrando codici e affrontando sfide di programmazione. Hanno anche sperimentato con la robotica, programmando piccoli robot e vedendo le loro istruzioni prendere vita.
Ma forse il momento più apprezzato è arrivato con lo slime. Mentre impastano polimeri colorati, hanno scoperto come cambiare le consistenze sperimentando con diversi ingredienti. “Non sapevo che stavo facendo chimica”, ha commentato una partecipante, stupita di quanto fosse divertente imparare attraverso il gioco.
Il “Mayor’s Challenge” ha messo alla prova la loro creatività sotto pressione: in pochi minuti hanno dovuto creare strutture usando spaghetti e altri materiali di recupero. L’obiettivo era costruire qualcosa di funzionale con risorse limitate, simulando le sfide che un vero innovatore affronta ogni giorno.
Cosa è davvero cambiato oggi
Alla fine della giornata, mentre genitori e figlie si ritrovavano per raccontarsi le esperienze, era chiaro che qualcosa di importante era successo. Non erano solo le cose imparate – DNA, coding, robotica – ma qualcosa di più profondo.
Era la scoperta che la scienza non è un territorio nemico riservato ai geni, ma un posto dove si può entrare con curiosità e voglia di sperimentare. Che gli errori non sono fallimenti, ma parte del processo. Che le domande stupide non esistono.
Melissa Rancourt ha chiuso la giornata raccontando di sé: “Anch’io avevo paura della matematica da bambina. Ma poi ho scoperto che era solo questione di trovare il modo giusto per capirla.” Guardando le ragazze davanti a lei, ha aggiunto: “Oggi, per molte di voi, avete trovato il vostro modo.”
Le loro risate, le loro domande, i loro “wow” di sorpresa sono stati la colonna sonora di una giornata che ha fatto molto di più che insegnare scienza. Ha dimostrato che tutto è possibile, basta avere il coraggio di provare.
Perché quando scopri che puoi estrarre DNA, programmare un robot, o trasformare un limone in una batteria, non stai solo imparando una tecnica. Stai scoprendo che il mondo è pieno di possibilità, che le barriere spesso esistono solo nella tua testa, e che la scienza inizia sempre con una semplice domanda: “E se provassi?”